MERCOLEDI 23 AGOSTO 2023

ore 21.00 Brindisi – Chiostro di San Paolo Eremita

Nel pieno Settecento si manifestò un progressivo disuso del flauto dolce, gradualmente soppiantato in Italia ed in Europa dall’ormai maturo e raffinato flauto traversiere; il mutato gusto dei contemporanei e le nuove consuetudini stilistiche determinarono infatti l’affermarsi di quegli strumenti dotati di maggiori capacità dinamiche ed espressive, a scapito dei “vecchi” flauti dritti e, più in generale, di moltissimi strumenti che erano stati largamente utilizzati per tutto il secolo precedente. Sarebbe però sbagliato vedere in questo epilogo un momento di decadenza.

Al contrario, proprio in questo periodo troviamo alcune tra le più belle ed importanti composizioni dedicate a questo strumento, scritte dai più noti compositori dell’epoca (da Bach a Haendel, da Telemann a Scarlatti e Vivaldi). Ancora nella metà del XVII secolo lo strumento continuava ad essere utilizzato da numerosi musicisti professionisti, in alcuni casi attivi anche come autori, come nel caso degli oboisti e flautisti Francesco Barsanti e Giuseppe Sammartini e dello stesso George Philippe Telemann.

In più città europee i dilettanti del ceto borghese e circoli di intellettuali apprezzarono il flauto dritto, giudicato adatto ad evocare quella dimensione pastorale e bucolica tanto cara all’immaginario dell’epoca, stimolando così l’attività dei compositori e la pubblicazione a stampa di musiche originali e trascrizioni. In Italia settentrionale il flauto dolce conobbe una florida diffusione, particolarmente nella repubblica di Venezia, dove tra l’altro era ampiamente utilizzato negli ambienti aristocratici legati alle tematiche dell’Arcadia. Lo stesso Antonio Vivaldi, che aveva intensamente esplorato le possibilità tecniche del flauto traversiere con l’Op. X, dedica al flauto dolce alcune tra le sue pagine più impervie e raffinate, come i concerti per flauto ed archi e la sonata per flauto, fagotto e basso continuo, contenuti nel fondo Giordano (Bibl. nazionale universitaria, Torino). In questi esempi lo strumento viene portato al limite delle sue possibilità tecniche, in un serrato susseguirsi di virtuosismi tali da lasciar intendere che il compositore, citando Talbot, considerasse lo strumento “d’una dignità pari a quella di un flauto, se non addirittura a quella di un violino”. A Napoli, negli stessi anni, il flauto dolce veniva ancora insegnato nei conservatori ed era sicuramente noto negli ambienti aristocratici e borghesi partenopei, come testimoniato dall’attività documentata di musicisti, da alcuni strumenti originali superstiti, di buona fattura e soprattutto da un ampio repertorio composto in area napoletana tra il 1696 e il 1759. Tra i numerosi esempi ci basti ricordare celebri XII solos di Francesco Mancini, pubblicati a Londra nel 1724, il manoscritto dei 24 concerti di diversi autori della biblioteca San Pietro a Majella (contenente composizioni di Domenico Sarri,

 

Francesco Mancini, Alessandro Scarlatti, Giovanni Battista Mele, Robert Valentine, Francesco Barbella e di un autore anonimo) e infine la raccolta di sonate della collezione Harrach conservata presso la New York public library, contenente tra l’altro sette sonate di Leonardo Leo. Molte di queste composizioni, pur non raggiungendo le difficoltà tecniche degli esempi vivaldiani, sono straordinariamente raffinati da un punto di vista musicale, rappresentando esempi eccellenti della scuola compositiva napoletana, che continuò a dare voce e dignità espressiva al flauto dritto, fino alla seconda metà del settecento.

Alessandro de Carolis


Francesco Durante
(1684 – 1755)
Concerto in Mi min. per archi e bc
1. adagio 2. ricercare del 4° tono, Largo, Presto

Leonardo Leo (1694 – 1744)
Sonata a flauto solo in Fa magg.
Largo, Allegro assai, Largo, Allegro assai

Francesco Durante (1684 – 1755)
Concerto in Sol min. per archi e bc.
Affettuoso, Presto, in 8, Allegro

Domenico Sarro (1679 – 1744)
Concerto in La min per flauto a becco due violini, viola e bc.
Largo, Allegro, Larghetto, Spiritoso

Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
Concerto per orchestra in Sol min. RV 157 per archi e bc.
Allegro, Largo, Allegro

Antonio Vivaldi (1678 – 1741)
Concerto in Sol magg. RV 443 per flautino, archi e bc.
Allegro, Largo, Allegro

Alessandro De Carolis flauto a becco
LA CONFRATERNITA DE’ MUSICI
Cosimo Prontera direzione al cembalo

Raffaele Tiseo violino principale
Federico Valerio violino secondo
Paolo Castellitto viola
Fabio De Leonardis violoncello
Maurizio Ria violone
Stefano Stabile tiorba e chitarra