LA BONA NOCTE Venerdì 5 Settembre 2025

Detestate pure la musica popolare, ma non disprezzatela. Dal momento che la si suona e la si canta ben di più, e ben più appassionatamente, di quella colta, ben di più di quella colta si è riempita a poco a poco del sogno e delle lacrime degli uomini.            

Marcel Proust

La musica popolare e quella colta hanno sempre dialogato in un rapporto osmotico che ha visto, da una parte, brani di rara raffinatezza trarre ispirazione da temi popolari, e dall’altra canzonette, strambotti e strofe mutuate dal repertorio “alto”, che hanno dato vita a pezzi di larghissima diffusione. Questi ultimi, decontestualizzati dalla loro origine e deformati dalla pratica e dai mezzi di comunicazione, naturalmente imperfetti per l’epoca, hanno finito per costituire un corpus artistico che aveva tuttavia perso memoria di sé. Il canto popolare “La stringa”, diffuso ancora oggi a Roma e in tutto il Centro Italia, deriva, ad esempio, da un’egloga “rusticale” composta nel XVI secolo e attestata in fonti a stampa di area bolognese.

La frottola Vidi hor cogliendo rose, attribuita ad Alessandro Demofonte, presenta un testo “a catena”, in cui le chiuse di ciascuna strofa sono tratte da “La stringa”, che, all’orecchio degli ascoltatori dell’epoca, doveva rappresentare un richiamo immediatamente riconoscibile. Parimenti, melodie e pattern popolari di danza vennero impiegati per secoli da illustri compositori “alti” per creare brani oggi parte del repertorio classico: il duetto Zefiro torna (Claudio Monteverdi) è basato su un ostinato di ciaccona, danza proveniente addirittura dalle Americhe. Altre melodie popolari, come la danza detta Bergamasca (Johann H. Kapsberger) vennero impiegate anche in ambito religioso per comporre laudi in volgare a tema spirituale (Coferati, 1657), secondo la nobile tradizione dell’Oratorio avviata da San Filippo Neri a Roma nell’ambito della spinta controriformistica. Numerose sono le fonti a stampa coeve che riportano, tra arie, danze e madrigali, brani presentati come “Aria per cantar ottave”. Questi, da una parte, testimoniano una pratica già diffusa all’epoca di mutuare e combinare musiche e testi di diversa provenienza; dall’altra, richiamano la tradizione degli stornelli in ottava rima, tuttora viva grazie ai formidabili bardi dell’improvvisazione poetica toscana

San Vito dei N.nni 5 SETTEMBRE, ore 11.00 casa circondariale Brindisi
BONA NOCTE, suoni tra corti e cortili del ‘600


Giovanni Stefani
(15??-1626)
Amante Felice – aria sulla ciaccona
da Affetti amorosi. Canzonette ad una voce sola… Venice 1618-1626

Gaspar Sanz (1640-1710)
Canarios
da Instruccion de musica sobre la guitarra espanolas. Saragozza 1672)

Claudio Monteverdi (1567-1643)
Ohimè dov’è il mio ben – sul basso di romanesca
da VII libro dei madrigali

Alesssandro Demofonte (?XV sec.)
Vidi hor cogliendo rose
da VII libro di Frottole di Ottaviano Petrucci, Venezia 1507

Anonimo Romano (XVIII sec.)
“La Stringa”
melodia popolare “Egloga Rusticale” di C. Nappi, Bologna 1504

Claudio Monteverdi (1567 – 1643)
Quel sguardo sdegnosetto – aria sulla ciaccona
da Scherzi musicali, Venezia 1632

Alessandro Piccinini (1566 – 1638)
Ciaccona in partite variate
da Intavolatura per liuto et di chitarrone, I Libro – Bologna 1623

Claudio Monteverdi (1567 – 1643)
Zefiro torna – sull’aria di ciaccona
da Scherzi musicali, Venezia 1632

Andrea Caporale (1700 – 1746)
Sonata IV in re minore
Largo amoroso, Allegro, Adagio, Allegro spiritoso
da Six solos for the Violoncello and Basso continuo, Op. VI – Londra, 1647

Stefano Landi (1587 – 1639)
T’amai gran tempo
da Secondo Libro d’Arie, Roma, 1627.

Sigismondo D’India (1582 – 1629)
Argo non mai (Ottave Passeggiate)
da Le Musiche a due voci di Sigismondo d’India – Venezia 1615

Antonio Cifra (1584 – 1629)
Ruggier, qual sempre fui – sull’aria del Ruggier di Napoli
da Li diversi scherzi … a una, a due, a tre & quattro voci – Libro Quinto, Roma 1617

Johann H. Kapsberger (1580 – 1651)
Bergamasca
da Libro quarto d’intavolatura di chitarone – Roma 1640

Anonimo XVII sec.
Sent’ogn’un ciò che vuol dir – sull’aria di Bergamasca
da Canzonette spirituali e Morali – Milano 1657

Juan Aranez (1580 – 1649)
A la vida bona (un Sarao de la Chacona)
da Libro segundo de tonos y villancicos – Roma 1624

Ensemble LA BONA HORA
Giorgia Bruno soprano
Giovanna Gallelli soprano
Adriano Ancarani violoncello barocco
Andrea Panzera percussioni
Simone Colavecchi
chitarra barocca, tiorba, direzione

Conduce
Raffaele Romano