IL SOFFIO DI PARTENOPE Martedì 2 Settembre 2025

Nel panorama della musica barocca europea, la scuola napoletana occupa un posto di assoluto rilievo per la sua fecondità creativa, la sua raffinatezza stilistica e la capacità di rinnovare costantemente il linguaggio musicale. In questo contesto vivace e culturalmente fertile, il flauto dolce – spesso sottovalutato nei secoli successivi – ha conosciuto uno dei momenti più alti della sua storia. A cavallo tra Sei e Settecento, Napoli non era solo una capitale politica, ma anche una delle più importanti metropoli musicali del tempo. I conservatori partenopei formavano generazioni di musicisti di talento, e il gusto per la musica strumentale – oltre che per l’opera – si andava diffondendo con sempre maggiore forza. Il flauto dolce, in particolare, divenne uno strumento molto amato tanto nei salotti aristocratici quanto nelle sale da concerto e nelle cappelle nobiliari. La sua carezzevole voce ma anche sorprendentemente agile, lo rendeva perfetto per esprimere sia l’intimità lirica che il virtuosismo giocoso. In questo concerto, interamente dedicato alla tradizione napoletana del flauto dolce, si ascoltano pagine di grande interesse firmate da compositori che, pur appartenendo allo stesso ambiente culturale, svilupparono stili personali e sfaccettati. Non si tratta solo di un repertorio di valore storico, ma di musica viva, ricca di inventiva, di slanci espressivi e di raffinata architettura. Alessandro Scarlatti, figura centrale del barocco italiano, pone già nella sua musica da camera per flauto un equilibrio perfetto tra rigore contrappuntistico e fantasia melodica. Le sue composizioni, articolate spesso in quattro movimenti, ci mostrano come anche al di fuori del teatro il compositore sapesse costruire narrazioni musicali dense di pathos e contrasto. Accanto a lui, Francesco Mancini, uno dei più prolifici autori per flauto dolce della sua epoca, sviluppa un linguaggio fluido e cantabile, meno teatrale ma altrettanto suggestivo. Nei suoi concerti, il flauto è protagonista assoluto: canta, danza, dialoga con i violini in un gioco continuo di imitazioni e risposte, tra momenti di contemplazione e passaggi di grande brillantezza. È interessante notare come, all’interno di questa scuola, il concetto di concerto non si identifichi con il virtuosismo fine a se stesso, ma piuttosto con un ideale di conversazione strumentale: il flauto non domina l’insieme, ma vi si inserisce come voce solista integrata in un tessuto cameristico organico, fatto di equilibri timbrici e movimenti armonici. Anche autori meno noti come Emanuele Barbella o Giovanni Battista Mele confermano questa tendenza, offrendo opere di sorprendente freschezza e qualità. Il loro linguaggio, pur più semplice e diretto, riflette un gusto galante che prelude allo stile della metà del Settecento, ma ancora intriso delle raffinatezze barocche. Ciò che emerge con forza da questo programma è il profilo di un flauto dolce pienamente emancipato, lontano dall’immagine dello strumento ingenuo o esclusivamente didattico. Nella Napoli barocca, il flauto è invece un interprete sensibile e colto, perfettamente a suo agio nel linguaggio elegante e inventivo della sua epoca. Il viaggio musicale proposto, dunque, non è solo un omaggio a un repertorio prezioso, ma anche un invito a riscoprire la bellezza di un suono che ha saputo affascinare generazioni intere e che oggi, grazie alla riscoperta filologica e all’entusiasmo dei musicisti, torna a incantare.

San Vito dei N.nni, 2 SETTEMBRE ore 21.00 – Chiostro dei Domenicani
IL SOFFIO DI PARTENOPE
La letteratura per flauto dolce nel Sud Italia

Alessandro Scarlatti (1660 – 1725)
Sonata XXIV in sol minore per flauto, 2 violini e basso continuo
Allegro, Fuga, Largo, Allegro

Concerto XXIII in Do maggiore per flauto, 2 violini e basso continuo
Adagio, Fuga, Adagio, Allegro

Francesco Mancini (1672 – 1737)
Concerto I in do minore per flauto, 2 violini e basso continuo
Moderato, Grave, Moderato, Allegro

Leonardo Leo (1694 – 1744)
Sinfonia concertata di violoncello e violini
Andante grazioso, Molto presto, Larghetto, Allegro

Francesco Mancini (1672 – 1737)
Concerto XIX, in mi minore per flauto, 2 violini e bc.
Allegrissimo, Larghetto, Moderato, Allegro

Giovanni Battista Mele (1701- dopo il 1752)
Concerto XI, in la minore per flauto, 2 violini e bc.
Andante, Allegro, Adagio, Allegro

Alessandro Scarlatti (1660 – 1725)
Concerto IX in la minore, per flauto, 2 violini e bc.

Allegro, Fuga, Largo, Allegro

Ensemble POLYPOTRON

Paolo Faldi flauto dolce e concertatore
Pietro Fabris violino primo
Gilberto Ceranto violino secondo
Ludovico Armellini violoncello
Doralice Minghetti clavicembalo