Come diventare Regina? Martedì 26 Agosto 2025

La serva padrona è un intermezzo buffo in due parti composto da Pergolesi per celebrare il compleanno di Elisabetta Cristina di Brunswick-Wolfenbüttel.

Il libretto, scritto da Gennaro Antonio Federico, debuttò al Teatro San Bartolomeo di Napoli il 5 settembre 1733, come parte dell’opera seria Il Prigionier superbo, ma ben presto conquistò una fama che superò quella dell’opera principale. Questo lavoro è considerato l’inizio del nuovo genere dell’opera buffa e ha ispirato anche Giovanni Paisiello, che ne riprese il testo per una sua versione.
Nel 1734, La serva padrona fece il suo debutto all’Académie Royale de Musique di Parigi e alla Reggia di Versailles, seguito da rappresentazioni nel 1746 al Théâtre-Italien di Parigi e nel 1750 all’His Majesty’s Theatre di Londra. Il grande successo della ripresa del 1752 all’Académie Royale de Musique scatenò la celebre disputa nota come la “Querelle des bouffons”. Questa controversia oppose i sostenitori dell’opera tradizionale francese, rappresentata da Jean-Baptiste Lully e Jean-Philippe Rameau, ai sostenitori della nuova opera buffa, tra cui spiccava Jean-Jacques Rousseau, anche lui compositore. La disputa divise la comunità musicale francese e la corte, con la regina che si schierò a favore degli “italiani”, portando a una rapida evoluzione del gusto musicale in Francia verso stili più moderni e meno rigidi. Nel 1754, l’opera fu riproposta al Théâtre-Italien con il titolo La servente-maîtresse, grazie alla traduzione in versi di Pierre Baurans e Charles Simon Favart. Infine, nel 1862, si tenne la prima all’Opéra-Comique di Parigi, con Célestine Galli-Marié nel ruolo principale.

Il piacevolissimo intermezzo, considerato dalla storiografia musicale una vincente rottura con la tradizionale scrittura musicale, ci propone un argomento sociale importante quasi come ai nostri tempi: la condizione della donna. Evidentemente la soluzione che il librettista offre, se pur rivelata con un’amabile risata, riflette le forti tensioni tra tradizione e trasformazione, tra repressione sociale e vivacità culturale. Napoli, allora capitale del Viceregno spagnolo è una delle città più popolose e vivaci d’Europa, era un crogiolo di contrasti: splendore artistico e miseria sociale, fervore religioso e superstizione, rigido patriarcato e autonomia femminile.

Il fatto

Un ricco e attempato signore di nome Uberto ha al suo servizio la giovane e furba Serpina che, con il suo carattere prepotente, approfitta della bontà del suo padrone. Uberto, per darle una lezione, le dice di voler prendere moglie: Serpina gli chiede di sposarla, ma lui, anche se è molto interessato, rifiuta. Per farlo ingelosire Serpina gli dice di aver trovato marito, un certo capitan Tempesta, che realtà è il servo Vespone che ha il ruolo di mimo, travestito da soldato, chiede a Uberto una dote di 4000 scudi. Per non pagarli Uberto si sposa Serpina, la quale da serva diventa finalmente padrona.

Brindisi, martedì 26 AGOSTO ore 21.00 – Castello Svevo (o di Terra)
COME DIVENTARE REGINA?
La serva padrona di Giovan Battista Pergolesi

Intermezzo in due parti nell’opera Il Prigionier superbo
Musica di Giovan Battista Pergolesi (1710 – 1736)

Libretto di Gennaro Antonio Federico
Prima esecuzione
Napoli 5 settembre 1733, Teatro San Bartolomeo

Personaggi ed interpreti
SERPINA, serva di Uberto Damiana Mizzi soprano
UBERTO, padrone Giuseppe Naviglio baritono
VESPONE, servo di Uberto Tommaso Nicolosi ruolo muto

con la partecipazione straordinaria di
Peppe Barra

Regia e costumi
Gerardo Spinelli

Luci
Francesco Andriani
Teodoro Laviero

STEFANO MONTANARI violino solista

Orchestra Barocca
LA CONFRATERNITA DE’ MUSICI
Cosimo Prontera
direzione al cembalo

Raffaele Tiseo violino principale,
Gabriele Politi, Stefania Trovesi,
violini primi
Federico Valerio, Cristiano Brunella,
Iben Bøgvad violini secondi
Pasquale Lepore, Francesco Masi viole
Fabio De Leonardis,
Cristiano Rodilosso violoncelli
Maurizio Ria violone
Simone Colavecchi
tiorba e chitarra barocca

Conduce
Antonio Celeste