Ritrovare per strada musici banditori che richiamano le attenzioni di un pubblico eterogeneo per un disparato motivo era d’uso comune tra il medioevo e i primi del rinascimento (ma lo ritroviamo anche più avanti). Alcune Università cittadine individuavano attraverso un concorso gli idonei per “bannire e trumbare” come comunica Leandro Alberti, nella sua Historia di Bologna, del 1256. Egli parla inoltre di “piffari” che aiutavano lo svolgersi di tale pratica. Gli strumenti utilizzati erano quelli di alta cappella capaci di una notevole forza dinamica, o più semplicemente un tamburino e un flautino.

A quella pratica ci siamo ispirati per uno dei cinque momenti della notte barocca. I musicisti, dopo il richiamo, accompagneranno il pubblico nei diversi luoghi della città, tenendo viva la tensione tra un appuntamento e il successivo.

I brani scelti appartengono a diversi florilegi medievali e rinascimentali, perlopiù danze, tratte da diverse raccolte: dal Manoscritto di Londra ai Carmina Burana, ai brani di Giorgio Mainieri (Il primo de’ balli…Venezia, 1578) e del frottolista padovano G. Battista Zesso molto in voga nelle feste rinascimentali.

Il codice londinese, che contiene composizioni adespote, è conosciuto perchè raccoglie 15 danze strumentali monofoniche: otto istampitte, quattro saltarelli, un trotto e altri pezzi intitolati Lamento di Tristano e La Manfredina, rivelandosi come gli unici pezzi strumentali italiani del ‘300 a noi giunti.

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