Ospitare uno dei progetti più premiati nello scorso anno, tra cui il premio Abbiati, è il mestiere di un festival. Individuare le esperienze internazionali per parteciparle al proprio pubblico è precipuità!
In questi ambiti si muove L’Orfeo dell’ensemble Alabastrina.
Quando il cardinale Mazarino chiamò a Parigi Luigi Rossi per comporre un’opera italiana, da rappresentare nella stagione di carnevale 1647, il compositore, che risiedeva a Roma, godeva ormai di una certa notorietà presso le principali famiglie aristocratiche, sia per le sue cantate, sia per l’enorme successo ottenuto alcuni anni prima presso i Barberini con l’allestimento de Il palazzo incantato d’Atlante (1642).
Pare che proprio per l’interessamento del cardinale Antonio Barberini, amico di Mazzarino e in quegli anni di stanza a Parigi per motivi politici, il libretto di Orfeo sia stato affidato a Rossi che, appena giunto nella capitale francese, si accinse a reclutare i migliori artisti virtuosi provenienti da Roma e da Firenze. Gli apparati coreografici e scenografici vennero affidati rispettivamente a Giovan Battista Balbi e al geniale inventore di macchine teatrali Giacomo Torelli, entrambi già ingaggiati con successo per il sontuoso allestimento de La finta pazza di Giulio Strozzi con musica di Francesco Paolo Sacrati (1645).

Proprio la grandiosità degli apparati «vari et magnifici», la rapidità dei cambiamenti di scena e il virtuosismo dei cantanti colpirono maggiormente il pubblico presente alla prima rappresentazione, avvenuta alla presenza di Anna d’Austria e del giovanissimo futuro re Luigi XIV, e decretarono il trionfo dell’opera testimoniato dalle cronache dell’epoca e da alcuni sonetti laudativi; non mancò tuttavia chi giudicò alquanto noioso lo svolgersi dell’azione. Forse gli intervenuti avevano dichiarato un feedback negativo a causa della disorganicità del testo letterario che Rossi tentò di superare dando più omogeneità al discorso musicale creando, talvolta, riferimenti tematici o tonali tra le diverse forme chiuse presenti all’interno di una stessa scena. Così i numerosi i brani d’insieme vanno in quella direzione, e degni di nota sono specialmente i terzetti, in cui si evidenzia l’abilità di Rossi nel trattare con raffinatezza un linguaggio armonico che ha origine dall’elegante intreccio delle linee melodiche.

ENSEMBLE ALLABASTRINA
Mauro Borgioni Orfeo
Valeria La Grotta Euridice
Clarissa Reali Nutrice – Giunone
Michele Lo Bianco Endimione – Momo – La Vecchia
Rocco Lia Augure – Plutone
Fabiano Merlante Arciliuto, Liuti, Tiorba
Elena Sartori direzione al cembalo