Sebbene sia ormai noto il contributo pugliese alla storia della musica fra il Sei e Settecento, in particolare alla cosi detta “scuola napoletana” – terminologia ormai ‘arcaica’ alla luce della vasta estensione geografica che, allo stato attuale degli studi, tale fenomeno musicale sottintende – ancora troppo spesso si parla di musicisti “minori” che, pur avendo ricevuto le dovute attenzioni della recente ricerca musicologica, restano poco più che sconosciuti e attendono di essere correttamente valutati nel loro effettivo contributo storico e artistico.
È la sorte toccata anche a Nicola Fago, detto Il Tarantino (Taranto, 1676 – Napoli 1745), ancora oggi ricordato soprattutto perché fu il maestro di Leonardo Leo.
Nicola Fago, tra l’altro, fu prolifico compositore di musica sacra liturgica e non trascurò di dedicarsi anche alla musica drammatica. In quel percorso sono da individuare i tre oratori, Il monte fiorito (1707) Il faraone sommerso (1709) appunto, e Il Sogno avventurato ovvero il trionfo della Provvidenza (1711). Del primo e dell’ultimo ci restano solo i libretti, mentre del secondo sono state rintracciate due partiture manoscritte, una conservata alla biblioteca del Conservatorio di Firenze e l’altra appartenente ad una collezione inglese conservata al Tenbury College.
Ignoriamo del tutto chi sia l’autore del testo. Potrebbe trattarsi di un anonimo rimaneggiamento di uno dei tanti libretti di ‘drammi sacri’ dedicati all’episodio biblico del passaggio nel mar Rosso.

La mancanza di un libretto a stampa ci impedisce di avere informazioni sull’esecuzione che probabilmente aveva una destinazione legata all’istituzione educativa in cui Fago operava dal 1705. Non erano rare le esecuzioni di oratori o ‘drammi sacri’ all’interno dei quattro conservatori napoletani ed il 1709 ci riporta all’anno quando Nicola Fago fu nominato maestro di cappella al Tesoro di San Gennaro.

La composizione era destinata ad esecutori esperti, dotati di una certa agilità vocale e di buone capacità espressive. Il Faraone sommerso risponde all’impostazione consueta dell’oratorio settecentesco. Diviso in due parti, formate dal rigido alternarsi di arie, duetti e recitativi; ciascuna sezione è chiusa da un pezzo d’assieme e tutto l’oratorio è preceduto da una sinfonia tripartita.

Quattro sono i personaggi che animano la contrastata vicenda biblica: il Faraone (Basso), feroce e ostinato simbolo negativo del male, Mosè (Tenore baritonale) ed Aronne (Soprano), contrapposta espressione di Dio e del suo popolo, e il Messo (Alto), che vagamente ricorda, nel ruolo di testimone e narratore della vicenda, il “Testo” delle precedenti forme oratoriali.

Dal punto di vista musicale Il faraone sommerso si sviluppa come una grande cantata da camera, dove però l’evolversi di un’azione drammatica fra quattro personaggi obbliga il musicista ad una caratterizzazione musicale dei ruoli e ad una maggiore ricerca di “effetti scenici” da tradurre in musica. Si noti ad esempio, l’aria con la quale si presenta il Faraone (Contro i colpi di Fortuna).  Fago la introduce nel discorso musicale ex abrupto, senza un recitativo che la precede e senza battute di introduzione strumentale, accompagnata dal solo basso continuo, a voler tradurre così la violenza del personaggio.

Le arie sono facilmente classificabili in base agli affetti che esprimono come, ad esempio, le arie di vendetta dove la voce del basso è trattata con una scrittura di sbalzo, e fitte colorature per esprimere la collera; si pensi all’aria del Messo (S’odano intorno) basato sulla similitudine della parola “eco”. Tutte le arie sono basate su un’armonia funzionale marcata che rivela un sistema evoluto di modulazioni: si noti, fra tutte, l’aria di Aronne (Al voler del sommo Nume) dove lo sviluppo armonico al basso si colora di una forte suggestione bachiana. Una segnalazione infine merita l’aria di Aronne Alla gente a Dio diletta dove Fago sembra per un momento spogliarsi della sua veste di severo polifonista e lasciare libero sfogo alla sua vena espressiva più intima e mistica.

Moisé: Roberto Manuel Zangari tenore
Il Faraone: Giuseppe Naviglio baritono
Aronne: Antonello Dorigo controtenore
Messo: Angelo Riccardo Strano sopranista

Orchestra Barocca
LA CONFRATERNITA DE’ MUSICI
Cosimo Prontera direttore al cembalo
Raffaele Tiseo violino principale
Giovanni Rota, Giuseppe Corrente violini primi
Federico Valerio, Cristiano Brunella
Chiara Di Giorgio violini secondi
Eduardo Caiazza viola
Giuseppe Grassi violoncello
Maurizio Ria violone
Diego Cantalupi tiorba e chitarra
Nicola Zaccaria, Titti Dell’Orco flauto a becco
Guido Mandaglio fagotto